10 Settembre 2002: siccità

È da cinque mesi che non piove a Jaboticaba e in tutta la regione. La terra è dura e secca, il paesaggio ha assunto un colore grigio-marrone, la polvere si alza dalle strade sterrate. Percorrendole si incontrano sempre più frequentemente cadaveri di animali morti, indeboliti dalla fame e dalla sete, mucche soprattutto e qualche pecora. Gruppi di avvoltoi stanno ripulendo le carcasse degli animali già morti e altri volano in alto, in cerchio, aspettando qualche segno di cedimento di quelli ancora vivi. Le pozze stanno seccando tutte una dopo l’altra, gli animali si concentrano attorno alle ultime, alcuni restano impantanati e se il padrone non riesce a tirarli fuori moriranno lì. Gli uomini scrutano il cielo sperando in qualche segno premonitore di pioggia, ma per ora non se ne vedono, soffrono a vedere seccare le loro piccole coltivazioni, impotenti davanti alla durezza della natura. File di donne e bambine ogni giorno percorrono chilometri con il secchio sulla testa, in cerca dell’acqua. Le grandi aguadas si sono ridotte a piccole pozze e le donne devono percorrere distanze sempre più lunghe per trovare l’acqua, anche 10 chilometri, sotto il sole, a piedi. Sembra di essere nei deserti dell’Africa…

21 Agosto 2002: una giornata intensa

Oggi io e Josa, sulla sgangheratissima macchina di Jonas abbiamo visitato diverse comunità. Jonas è un uomo del villaggio che ha avuto un incidente qualche anno fa ed è stato in coma parecchie settimane. Ne è uscito, ma un po’ menomato, non può più lavorare nei campi e allora adesso come lavoro fa l’autista (anche se è soggetto a frequenti svenimenti… e che problema c’è?!) e poi  traffica in macchine usate. La macchina di Jonas si sente arrivare da 3 chilometri per la puzza e da 2 chilometri per il rumore. È talmente ammaccata che non si capisce  che modello sia, va a gas (una bombola di gas da cucina nel bagagliaio), ma metà del gas invece che andare nel motore va nell’abitacolo dei passeggeri. Non si rischia la gassificazione perché l’auto è priva di vari finestrini e piena di buchi quindi il ricircolo d’aria è assicurato. Stando davanti poi bisogna stare abbracciati alla portiera perché altrimenti cade. Josa naturalmente è stata così gentile da cedermi il posto accanto all’autista e così sono qui col braccio indolenzito per lo sforzo accidenti, ma la prossima volta non mi frega, vado dietro vicino alla bombola, così se saltiamo in aria non me ne accorgo! Ma torniamo al viaggio: nauseata e stordita dal metano e dalla strada tortuosa, finalmente siamo arrivate a vedere la prima cisterna del progetto in via di ultimazione. Era per una coppia di anziani pensionati che vivono in una casina piccolissima, di 3 m per 4 m, non di più: una cucina e una camera, non credo ci fosse il bagno… Molta povertà, eppure loro possono ritenersi dei fortunati perché hanno due pensioni minime (e quindi un reddito fisso e sicuro) e possono permettersi di pagare la cisterna. Come erano felici della nostra visita e della costruzione della cisterna, non hanno fatto che ringraziare noi e il buon Dio, ci hanno augurato ogni benedizione, erano proprio grati. Poi gli abbiamo detto che forse verremo con il padre per inaugurare la cisterna e la vecchina ci ha chiesto di avvisarla per tempo che avrebbe cucinato due delle sue galline… forse tutto quello che aveva… ci ha raccontato anche un po’ dei suoi malanni e delle disgrazie familiari, ma questo è un classico degli anziani in tutto il mondo no? Il pomeriggio abbiamo visitato un’altra regione per rilevare le necessità di cisterne in alcune comunità e per avvisare di un possibile corso di formazione per fare dolci e biscotti. Anche qui abbiamo visitato case ben povere, bambini bellissimi seminudi che giocano sul pavimento, tutta la famiglia riunita nell’unica saletta della casa, a vedere la partita del Brasile su una miniTV alimentata da due batterie di auto… Quelli che abitano nei campi non hanno l’elettricità, a meno che non abbiano messo il pannello solare col quale riescono ad avere luce e corrente per uno o due elettrodomestici. Ma pochi se lo possono permettere. Nel frattempo Jonas è riuscito a mettere sotto due ragazzi in moto, andando in retromarcia senza vederli. Per fortuna nessuno si è fatto male, ma il nostro disastroso autista pretendeva ancora di avere ragione! Al ritorno, dopo avere visitato Gervasio che si sta scavando da solo il buco della cisterna (diametro 4,5 m e profondità 3,4 m, tutto a braccia e con un’operazione di ernia recente….) siamo passati dalla famiglia di cui vi avevo parlato alcune settimane fa (quelli della casa senza luce, con le lampade a petrolio, che ci avevano regalato il beiju). La settimana successiva l’uomo ha regalato a Josa uno sciame di api che teneva in giardino dentro un tronco e alcuni giorni fa gliene ha trovato un altro, tutto senza volere un centesimo. Un uomo veramente generoso, che dona il suo tempo e le sue cose con un cuore così grande che mette in crisi la coscienza. Era già buio ma siamo andati in un posto in culo ai lupi a cercare nel bosco le api da portare a casa di Josa. La luna illuminava la strada nei campi deserti e poi siamo entrati nel bosco, un paesaggio molto affascinante. Tornati alla macchina, il maledetto catorcio puzzolente non ne voleva sapere di ripartire. Merd…. mi immaginavo già a camminare 8 chilometri sotto la luna nella strada deserta per arrivare al primo punto abitato. Invece dopo 25 minuti di smanettamenti e smontaggi nel motore, il ferrovecchio è ripartito. Alle 19,30 finalmente sono riuscita ad arrivare a casa. Ho mangiato ma avevo da fare la marmellata che avevo iniziato la mattina (siccome qui non si trova un barattolo di marmellata nel raggio di 100 chilometri ho deciso di farmela). Ma stasera era anche la serata settimanale di ballo della scuola, non potevo perdermela e così tra un pezzo e l’altro correvo a girare la marmellata. Una fatica tremenda. Però avevo voglia di scrivervi e così sono qui, domani mattina mi concederò un’ ora in più di sonno… Vi penso spesso, tutti quanti, davvero. La connessione a Internet è sempre abbastanza tragica, lentissima, a casa di Josa a un chilometro da qui, e funziona un giorno sì e due no.. Peccato, avrei un sacco di foto da mandarvi.

10 Agosto 2002: cosa succede in Italia?

Ho saputo che le settimane passate il tempo è stato molto brutto in Italia, spero che ora il sole risplenda sulle vostre vacanze! In realtà qui mi è molto difficile avere notizie dell’Italia e dell’Europa. Il telegiornale che vedo ogni tanto parla solo del Brasile. Internet e il telefono per ora rimangono un miraggio… Ieri sera ho smanettato un po’ con una vecchia radio che mi ha dato il padre. Cercavo qualche radio italiana, ma nella babele gracchiante di tutte le lingue del mondo, l’unica trasmissione in italiano che ho trovato era di una radio cinese e naturalmente parlava solo della Cina! Mi sentivo un po’ pioniera, un po’ fuori dal mondo, mentre armeggiavo con le manopole della radio (che comunque prende malissimo) e pensavo che la radio è stata un’invenzione grandiosa, paragonabile o forse superiore a Internet; faceva impressione sentire voci dell’Europa, dell’Asia, dell’America Latina… Ieri mattina invece sono stata tutto il tempo in giro con Adonias (uno dei due tecnici del progetto) per i campi, con la sua moto, a visitare agricoltori già inseriti nel progetto, per convincerli a fare l’investimento della cisterna da 30.000 litri. Per fare questa cisterna il progetto compra tutto il materiale, ma il beneficiario deve contribuire con la mano d’opera del muratore. Si tratta di una cifra equivalente a 70 Euro, per potere avere a disposizione l’acqua, senza dover fare chilometri col carretto per andarla a prendere in qualche pozza e con una maggiore sicurezza in caso di siccità. 70 Euro però evidentemente sono una grossa spesa e quasi nessuno li ha. Qualcuno farà un prestito, altri invece non sono sicuri di poterli restituire e preferiscono rinunciare. Che onestà in questi uomini! Per la paura di non poter restituire 70 Euro preferiscono restare senza la cisterna! Penso a tutte le aziende, a tutti i ricconi che chiedono in prestito alle banche miliardi sapendo già che non li restituiranno… E le banche invece non prestano soldi ai poveri… Ma non sanno quanto è più onesto un povero, che si preoccuperà costantemente di restituire tutto il dovuto? (Su questo argomento vi consiglio un libro: “Il banchiere dei poveri” di Muhammad Yunus, ed. Feltrinelli. È la storia dell’inventore del microcredito in Bangladesh). Vabbeh, in conclusione le 6 ore di moto mi sono costate la piagatura del mio povero culetto e un’ustione solare sulla faccia e sulle braccia, che ora sono uno splendido bicolor all’altezza della manica della maglietta. La costruzione della mia nuova casa, prevista dal progetto, è iniziata: sarà di 50 m2 con cucina, sala, camera e bagno, più veranda e lavatoio esterno. In confronto alle altre sarà una piccola reggia, che imbarazzo… Beh, però almeno sarà adatta per ospitarvi quando verrete a trovarmi. Ora vi lascio che vado alla riunione del gruppo di donne al villaggio qui vicino, speriamo sia meno rissosa ed estenuante dell’ultima volta!

22 Luglio 2002: la EFA-Escola Familia Agricola di Jaboticaba

Mi sembra sia passato molto tempo da quando ho scritto l’ultima volta, in realtà ne è passato poco, ma la settimana scorsa è stata abbastanza pesante e intensa, tra il corso di apicoltura, quello di allevamento di pecore, riunioni varie e anche domenica sono stata impegnata tutto il giorno in un seminario sulla congiuntura politica del Brasile organizzato dal forum della cittadinanza di Quixabeira , tenuto da un professore di medicina sociale, ex deputato. È incredibile la vitalità di questi paeselli, come Quixabeira che è il primo o il secondo più povero dello stato di Bahia, che a sua volta è uno degli stati più poveri del Brasile. E anche il professor Pinheiro mi ha colpito: ora che ha lasciato la politica ed è andato in pensione dall’università, rimborsato solo delle spese di viaggio, almeno 4 o 5 volte al mese gira per tutto lo stato (anche 10 ore di autobus) a tenere seminari per il puro gusto di “far crescere” il popolo…  E così nemmeno domenica ho potuto riposare… la notte poi era stata terrificante per la presenza di due rospi nella mia stanza (è già la seconda volta. Ho perso un anno di vita per cacciarli via..) e poi ci si sono messi i gatti che hanno litigato tutta la notte. Aargh, datemi un fucile da caccia! Da ieri invece vivo con una lucertola, ma è poca cosa e almeno non fa rumore. Ah, devo raccontare qualcosa della scuola! La trovo molto interessante, perché a differenza delle scuole pubbliche qui i ragazzi imparano davvero qualcosa e poi è bello il fatto che vivano qui tutti insieme. Sono loro a occuparsi di tutte le faccende domestiche, le pulizie, l’orto, gli animali da accudire… sono ragazzi responsabili, ben educati, di età variabile tra i 13 e i 20 anni, divisi in due classi. Stanno bene qui, adesso hanno iniziato a fare qualche lezione di computer e sono entusiasti! Io faccio da assistente al professore che viene ogni 15 giorni il weekend, ma quando si saranno un po’ più impratichiti posso fargli qualche lezione io da sola. Per il resto affrontano le materie partendo dal contesto in cui vivono e dalla realtà, per esempio stanno facendo lezioni di storia dell’arte partendo dall’agricoltura nella storia dell’arte. È il metodo pedagogico praticato nelle scuola famiglia e mi pare che dia ottimi risultati. Qui siamo in una scuola agraria, ma molti ragazzi hanno appreso il gusto dello studio e il loro sogno è poter continuare a studiare, purtroppo però non sempre le famiglie hanno la possibilità! Molte famiglie non riescono a pagare la retta della scuola (8 Euro al mese), quelli che studiano qui sono i più fortunati della regione. Il problema della scuola pubblica in Brasile è tragico, i bambini non imparano praticamente nulla, a volte alle 10 li fanno già uscire perché il professore manca oppure non aveva più voglia di fare lezione. In città come Salvador è un disastro, ci sono ragazzini che a 15 anni, pur andando a scuola, ancora non sanno né leggere né scrivere. Gli insegnanti prendono uno stipendio esiguo e quindi si sentono autorizzati a non lavorare. Sono convinta che lo sviluppo di un paese parta dalla scuola e in questo senso la realtà mi lascia un po’ pessimista..