Viviamo in un mondo maledettamente rumoroso.
Rumoroso perchè immerso nel rumore. Le nostre città, ma purtroppo non solo, sono dominate da suoni che continuamente violentano le nostre orecchie. Il famigerato motore a scoppio, in tutte le sue varianti ed evoluzioni, domina i paesaggi sonori che abitiamo, coprendo ogni altro suono, facendoci dimenticare l’esistenza degli altri suoni, menomandoci di un senso che per millenni ha rappresentato un fondamentale strumento di conoscenza del mondo che ci circonda.
Rumoroso perchè popolato da vibrazioni negative: le esplosioni lontane di guerre nuove, antiche o dimenticate, il faticoso, lento e rassegnato passo di interi popoli in fuga, le catastrofi naturali in cui all’insondabile faccia matrigna della natura si somma e si aggroviglia l’incuria dell’uomo.
Rumoroso perchè percorso da una quantità inimmaginabile di informazione il cui livello di rumore risulta così elevato da renderla invisibile. Siamo la generazione che più potrebbe sapere ma meno sa.
Un giornale, questo giornale, per quanto “sgarrupato” e improvvisato, può essere un’oasi di quiete, un luogo in cui riappropiarsi della voglia di pensare. Un luogo, fisico e metafisico, in cui rimettersi in ascolto con se stessi e con il mondo, un’occasione per obbligarsi a fare delle domande, consapevoli che le risposte che, in questo giornale, si possono trovare saranno sempre parziali e utili solo come punto di partenza per nuove domande, alimento alla nostra voglia di cercare.
Questa possibilità sarà tanto più vera e importante quanto le parole in esso racchiuse non saranno frutto di solitarie elucubrazioni di più o meno improvvisati giornalisti, ma piuttosto espressione di una elaborazione collettiva, che le varie sedi di Ingegneria Senza Frontiere sparse per l’Italia, continuamente portano avanti, incrociando pensieri ed azioni. Un fluire continuo che, ci piacerebbe, trovasse in queste pagine un momento di riposo, la voglia di fermarsi, di farsi parola scritta (e dunque tramandabile) per poi ripartire con nuovo slancio e inquietudine.
<< Editoriale del numero “INVERNO 2009 – Dossier Rifiuti” >>