21 Agosto 2002: una giornata intensa

Oggi io e Josa, sulla sgangheratissima macchina di Jonas abbiamo visitato diverse comunità. Jonas è un uomo del villaggio che ha avuto un incidente qualche anno fa ed è stato in coma parecchie settimane. Ne è uscito, ma un po’ menomato, non può più lavorare nei campi e allora adesso come lavoro fa l’autista (anche se è soggetto a frequenti svenimenti… e che problema c’è?!) e poi  traffica in macchine usate. La macchina di Jonas si sente arrivare da 3 chilometri per la puzza e da 2 chilometri per il rumore. È talmente ammaccata che non si capisce  che modello sia, va a gas (una bombola di gas da cucina nel bagagliaio), ma metà del gas invece che andare nel motore va nell’abitacolo dei passeggeri. Non si rischia la gassificazione perché l’auto è priva di vari finestrini e piena di buchi quindi il ricircolo d’aria è assicurato. Stando davanti poi bisogna stare abbracciati alla portiera perché altrimenti cade. Josa naturalmente è stata così gentile da cedermi il posto accanto all’autista e così sono qui col braccio indolenzito per lo sforzo accidenti, ma la prossima volta non mi frega, vado dietro vicino alla bombola, così se saltiamo in aria non me ne accorgo! Ma torniamo al viaggio: nauseata e stordita dal metano e dalla strada tortuosa, finalmente siamo arrivate a vedere la prima cisterna del progetto in via di ultimazione. Era per una coppia di anziani pensionati che vivono in una casina piccolissima, di 3 m per 4 m, non di più: una cucina e una camera, non credo ci fosse il bagno… Molta povertà, eppure loro possono ritenersi dei fortunati perché hanno due pensioni minime (e quindi un reddito fisso e sicuro) e possono permettersi di pagare la cisterna. Come erano felici della nostra visita e della costruzione della cisterna, non hanno fatto che ringraziare noi e il buon Dio, ci hanno augurato ogni benedizione, erano proprio grati. Poi gli abbiamo detto che forse verremo con il padre per inaugurare la cisterna e la vecchina ci ha chiesto di avvisarla per tempo che avrebbe cucinato due delle sue galline… forse tutto quello che aveva… ci ha raccontato anche un po’ dei suoi malanni e delle disgrazie familiari, ma questo è un classico degli anziani in tutto il mondo no? Il pomeriggio abbiamo visitato un’altra regione per rilevare le necessità di cisterne in alcune comunità e per avvisare di un possibile corso di formazione per fare dolci e biscotti. Anche qui abbiamo visitato case ben povere, bambini bellissimi seminudi che giocano sul pavimento, tutta la famiglia riunita nell’unica saletta della casa, a vedere la partita del Brasile su una miniTV alimentata da due batterie di auto… Quelli che abitano nei campi non hanno l’elettricità, a meno che non abbiano messo il pannello solare col quale riescono ad avere luce e corrente per uno o due elettrodomestici. Ma pochi se lo possono permettere. Nel frattempo Jonas è riuscito a mettere sotto due ragazzi in moto, andando in retromarcia senza vederli. Per fortuna nessuno si è fatto male, ma il nostro disastroso autista pretendeva ancora di avere ragione! Al ritorno, dopo avere visitato Gervasio che si sta scavando da solo il buco della cisterna (diametro 4,5 m e profondità 3,4 m, tutto a braccia e con un’operazione di ernia recente….) siamo passati dalla famiglia di cui vi avevo parlato alcune settimane fa (quelli della casa senza luce, con le lampade a petrolio, che ci avevano regalato il beiju). La settimana successiva l’uomo ha regalato a Josa uno sciame di api che teneva in giardino dentro un tronco e alcuni giorni fa gliene ha trovato un altro, tutto senza volere un centesimo. Un uomo veramente generoso, che dona il suo tempo e le sue cose con un cuore così grande che mette in crisi la coscienza. Era già buio ma siamo andati in un posto in culo ai lupi a cercare nel bosco le api da portare a casa di Josa. La luna illuminava la strada nei campi deserti e poi siamo entrati nel bosco, un paesaggio molto affascinante. Tornati alla macchina, il maledetto catorcio puzzolente non ne voleva sapere di ripartire. Merd…. mi immaginavo già a camminare 8 chilometri sotto la luna nella strada deserta per arrivare al primo punto abitato. Invece dopo 25 minuti di smanettamenti e smontaggi nel motore, il ferrovecchio è ripartito. Alle 19,30 finalmente sono riuscita ad arrivare a casa. Ho mangiato ma avevo da fare la marmellata che avevo iniziato la mattina (siccome qui non si trova un barattolo di marmellata nel raggio di 100 chilometri ho deciso di farmela). Ma stasera era anche la serata settimanale di ballo della scuola, non potevo perdermela e così tra un pezzo e l’altro correvo a girare la marmellata. Una fatica tremenda. Però avevo voglia di scrivervi e così sono qui, domani mattina mi concederò un’ ora in più di sonno… Vi penso spesso, tutti quanti, davvero. La connessione a Internet è sempre abbastanza tragica, lentissima, a casa di Josa a un chilometro da qui, e funziona un giorno sì e due no.. Peccato, avrei un sacco di foto da mandarvi.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>