12 Novembre 2002: Fantozzi in viaggio nel sertao

Sono qui reduce da una giornata massacrante…  Ecco come è andata: siamo stati invitati a presentare il nostro progetto ad un incontro regionale a Ruy Barbosa, la cittadina sede della nostra diocesi (a soli 200 chilometri di distanza, comodo eh!). Mi sono quindi messa a disposizione per guidare la terribile Kombi di Suor Vivalda (vecchissimo pulmino 9 posti Wolkswagen, quello coi fari tondi… ogni tanto si incontra ancora qualche figlio dei fiori sessantenne che ci va in vacanza per l’Europa. Avete capito quale è?). L’incontro iniziava alle 9, il tempo previsto di viaggio erano quasi tre ore e naturalmente io Josa e Eliezer ci siamo dati appuntamento per partire alle 7 (e per chi sa un po’ di matematica.. già manca un’ora al bilancio). Naturalmente però Josa ha accumulato un ritardo di un’ altra ora per raccogliere tutto il suo materiale, andare in banca, scambiare pettegolezzi con tutti gli impiegati e gli abitanti di Quixabeira. Io, che mi sentivo quasi milanese in quel frangente, guardavo l’orologio scalpitante, mentre la lancetta segnava già le 8 e avevamo fatto solo 9 chilometri… Finalmente ci rimettiamo in marcia, ma appena arrivati a Capim Grosso (dopo 32 chilometri) ecco che il motore della malekombi (= maledetta kombi) comincia a perdere colpi. Ore 8:30 eccoci quindi dal meccanico che sistema il problema (speriamo). Ore 9 finalmente partiamo da Capim Grosso, ci sono solo 170 chilometri di strada sertaneja per arrivare in orario. Io schiaccio l’acceleratore, il motore pare funzionare e la strada scorre abbastanza veloce, non ci sono nemmeno tanti buchi. Visto che già siamo in ritardo… ci concediamo una colazioncina (8 pezzi di torta e 7 bicchieri di succo di frutta in tre…). E così, rilassati e con la panza piena, proseguiamo ammirando il bel paesaggio, che qui è collinoso, molto verde, con tanti alberi. Per chi è abituato alla pianura secca e spoglia di Jaboticaba, è un piacere per la vista, qua e là anche qualche fazzoletto di foresta originaria, alberi alti, particolari, con un loro fascino. Jaboticaba e tutta la regione intorno nei decenni passati erano così, poi hanno distrutto tutta la vegetazione di alto fusto. La fame e l’ignoranza hanno trasformato tutto in pascolo che poi si è inaridito sempre più fino a restare terra secca… L’ecosistema di queste terre difficili è molto fragile e la natura maltrattata risponde. Chissà come era bello quando c’erano gli alberi. Ma torniamo al nostro viaggio. Rilassati dunque passiamo Baixa Grande e sicurissimi di noi, nonostante la totale assenza di indicazioni, proseguiamo su un lungo stradone. Dai nostri calcoli mancano una settantina di chilometri. Lo stradone sembra una pista nel deserto nel senso che non si incontrano anima viva né case per chilometri e chilometri.  Ma finalmente ecco lì un gruppo di case, ehi c’è qualcuno che si sbraccia per fermarci, c’è una donna incinta sorretta da altre due. Che facciamo?  Ci fermiamo. La ragazza è in piena crisi respiratoria e forse anche isterica, sta male, la issiamo sul pulmino e in quel momento scopriamo che siamo completamente fuori strada! Ruy Barbosa è dalla parte opposta ed è quasi mezzogiorno. Presi dal panico del ritardo e dell’errore, diciamo alle donne che dobbiamo tornare indietro, facciamo scendere la partoriente, ma sulla strada non passano altre macchine… Ci viene subito il rimorso e decidiamo di accompagnarla anche se ci porta ancora più distante. Tanto ormai siamo in ritardo… Tre o quattro ore di ritardo che differenza fa? Torniamo indietro, ricarichiamo quindi la partoriente semimoribonda sul pulmino. Io mi immagino già di assistere al mio primo parto visto nello specchietto retrovisore, ma finalmente arriviamo alla clinica e scarichiamo la ragazza e le sue amiche tra mille benedizioni e ringraziamenti.  E quindi eccoci completamente fuori strada. Chiediamo informazioni e un gruppetto di persone alla fermata dell’autobus ci spiega la strada e poi naturalmente ci chiede un passaggio. Ricarichiamo la Kombi con i nuovi passeggeri e affrontiamo gli ultimi 140 chilometri. Finalmente alle 13:20, con sole 4:20 ore di ritardo arriviamo alla EFA di Ruy Barbosa. Quei santi che ci aspettavano non sono nemmeno arrabbiati, ci danno pure da mangiare! Alle 14 presentiamo il progetto, spiegando tutte le sue varie articolazioni, i successi, le difficoltà, la storia, ecc… Sono tutti interessatissimi e ci fanno i complimenti. Alle 16 l’incontro finisce e ripartiamo, questa volta staremo molto attenti a non sbagliare strada. L’asfalto è buono, la Kombi fa un rumorino strano ma dopo un po’ passa, il paesaggio collinare e il verde mi ricordano le strade di campagna dell’entroterra ligure-piemontese, che bello! Mentre guido affiorano ricordi, un albero, una curva, somiglianti ad un altro albero, un’altra curva dall’altra parte del mondo… Questa volta imbrocchiamo tutte le strade e in poco più di due ore eccoci finalmente a casa.  Risultato: 600 chilometri in 8 ore, la schiena a pezzi, la sciatica, gli occhi che mi bruciano e la consapevolezza che non potrò mai fare la camionista!  E adesso … Buonanotte!

p.s. una notizia grandiosa: finalmente ho il telefono in casa



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